Cybercrack dunque, o forse no? Inizio così questa volta con una provocazione che spero vi faccia riflettere su un mezzo che molti hanno contestato per partito preso. Elon Musk non è nuovo a trovate simili. È in grado, nel bene o nel male, di attirare l’attenzione sui suoi prodotti o sulle sue stravaganti spedizioni spaziali. Trovate sicuramente geniali, non solo a livello mediatico, ma anche tecnologico (pensando alle Tesla) e pionieristico (pensando al Falcon X).Questa volta però sono arrivate forti critiche. Il Cybertruck, che spero conosciate, è il nuovo prodotto di Tesla. Nello specifico trattasi di un mastodontico pickup elettrico. Fin qui tutto normale. Parliamo di Tesla, l’elettricità è il loro pane quotidiano. Ma, se finora, stilisticamente le Tesla erano più o meno banali, con stravaganze tecnologico solo dentro l’abitacolo, in questa occasione il reparto design ha deciso di stravolgere le carte in tavola. Ecco alcuni aggettivi con cui è stata descritta l’auto, anzi il truck: sottotetto, tenda canadese, triangolo mal ruscito. Questi sono solo alcuni, gli altri sono decisamente più cattivi ed evito di ripeterli. In effetti, il Cybertruck non è molto diverso da come lo hanno aggettivato. E scusate la schiettezza, ma sembra uscito da qualche videogioco di fine anni 90 o dal più celebre Minecraft dei giorni nostri. Si, dando una prima occhiata, ho pensato fosse frutto di modelli poligonali poco sviluppati, messi un po a casaccio. Peccato, perchè di solito queste Tesla, pur non facendo girare la testa, stupiscono ed attirano l’attenzione quasi in modo piacevole.

Ma pare che questa volta, al Cybertruck siano riservate occhiate ben diverse. Piccola ma fondamentale domanda: serve davvero un pickup di queste dimensioni, capace (nella sua versione più sportiva) di scattare da 0-100km/h in soli 2,9 sec? Non saprei rispondere. Perché? Semplice: sono un amante della velocità, adoro gli oggetti veloci, eppure un carrarmato simile mi lascia perplesso, perchè non so a chi possa servire un Cybertruck fulmineo e inarrestabile.Eppure riflettendoci meglio qualcuno al quale interessa il Cybertruck c’è. Avete presente quei finti farmer americani che si vedono spesso su YuoTube alla guida di esageratissimi Ram o meglio Ford F150 Raptor. Ecco, quello è il target giusto per questo Cybertruck firmato Tesla. Più andiamo avanti e più le restrizioni si faranno invadenti per i veicoli con motorizzazioni termiche.

Poter acquistare un veicolo elettrico che sia performante, prepotente e magari anche utile, sembra apparentemente la soluzione migliore. Ma dalla nostra parte del mondo sono convinto che venderà poco o nulla. Nella tradizione europea, il concetto di pickup non ha mai preso piede. Con questo non voglio dire che sono invenduti, ma il numero di Navara, Amarok, Ranger e compagnia bella è ancora molto esiguo.
Immaginate qualcosa di ancora più elaborato, particolare e stravagante come il Cybertruck sulle nostre strade? Io francamente no. Eppure, si sa, auto del genere potrebbero incuriosire più persone del previsto perchè in fondo hanno un fascino inspiegabile. Continuo a guardarlo, non mi piace, e già lo vedo in mano a un fichetto da città pronto per il prossimo apertivo; eppure mi sembra così strano e così stravagante che quasi quasi provo simpatia.

Potrei parlarvi di schede tecniche, optional e prestazioni ma non è questo il senso dell’articolo. I dati divulgati nelle scorse ore parlano chiaro. Sono stati già prenotati circa 140 mila Cybertruck. Un numero assurdo, ma forse, non così realistico come Musk vorrebbe farci credere. Preordinare questo pickup richiedeva un investimento di soli 100 dollari. Cosa significa? Che parliamo di una cifra così piccola che molti, senza pensarci, hanno pagato subito. Mi spiego.Molti youtuber, influencer e attori hanno pubblicizzato l’acquisto del Cybertruck sui social, mettendo bene in chiaro che per adesso, 100 euro sono sufficienti. Molti “ seguaci “ incentivati dal prezzo e dal timore di poter perdere una chissà quale esclusiva si sono fionddti sul sito Tesla e in pochi minuti hanno preordinato il loro Cybertruck.

Sono perciò convinto che, una volta passato ‘entusiasmo iniziale (le prime consegne inizieranno nel 2022) molti annulleranno l’ordine con il dovuto preavviso perchè in fondo quel veicolo non fa al caso loro. Detto ciò, includendo il numero dei possibili annullamenti, la rimanente cifra di compratori, salvo stranezze, potrebbe rivelarsi molto importante.

A cosa è dovuto questo apparente successo del Cybertruck. Semplice, Elon Musk in questo è un genio. Sa vendere qualsiasi cosa e forse saprebbe farlo ovunque. Non so chi di voi ha visto la presentazione del Cybertruck, qualora foste interessati trovate in questo link il nostro video con relativo momento di cui sto per parlare. Elon Musk, nel bel mezzo della presentazione, ha pensato di far scagliare una sfera di metallo sul finestrino anteriore del Cybertruck che era stato descritto come indistruttibile.

Bene, primo lancio, crepe ovunque. Il vetro non è andato in frantumi ma si è comunque danneggiato in live difronte a migliaia di persone. Non contento il simpatico Elon ha chiesto di scagliare la sfera sui finestrini posteriori. Manco a dirlo, risultato identico. Momenti di controllato imbarazzo per quello che apparentemente è stato un gran bel fallimento. Ma siamo sicuri che sia davvero così?Quale arma migliore, se non un incidente innocuo, per attirare l’attenzione su un prodotto che sulla carta potrebbe passare inosservato? Ok, ho sempre una visione particolare delle cose, ma penso che Musk sia estremamente furbo e cacolatore nel fare ciò che fa. Se questo test di resistenza non fosse altro che una campagna marketing? Vi stupireste? Io no. Tutto ciò ha contribuito e sta contribuendo a creare attenzione intorno al marchio. E non mi rivolgo solo al Cybertruck ma a tutte le auto presenti nei listini Tesla.

In definitiva Elon Musk ha probabilmente trollato tutti con una geniale operazione pubblicitaria, presentando al pubblico un prodotto, che forse, potrebbe variare molto dalle versione definitiva. E non mi stupirei neanche di questo perchè sono certo che in Tesla abbiano ancora qualche asso nella manica e la consapevolezza di poterlo giocare quando e come vogliono. Fate attenzione, da quelle parti, c’è un’aria elettrica.

 

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

2 pensieri riguardo “Tesla Cybertruck: Cyber…crack o forse no

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