A quanto pare è Alfa Romeo contro tutti. Da italiano prima e da appassionato di auto italiane poi, leggere notizie del genere mi lascia un senso di inquietudine e rabbia del quale farei volentieri a meno. Conoscevo la situazione già da un po’, ma ingenuamente speravo in un nulla di fatto com’è lecito aspettarsi in queste occasioni.

Di associazioni pronte a moralizzare e polemizzare ne esistono molte, da sempre, ma il CODACONS rimane una voce autorevole dalla quale davvero non mi aspettavo un moralismo di bassa lega. Naturalmente non voglio dire che far passare il messaggio che vadano salvaguardate opere d’arte e sicurezza stradale sia sbagliato ma solo che forse ci sono delle occasioni in cui l’accanimento è ridicolo ed eccessivo; come in questo caso.

Facciamo un piccolo passo indietro.

Qualche settimana fa, il marchio italiano Alfa Romeo, pubblicava sulle reti nazionali e private una pubblicità in cui una sgargiante Giulia Quadrifoglio di colore verde si esibiva in centro a Firenze in numerose acrobazie degne di un copione di Hollywood.

Cosa dite? Si tratta proprio delle scene di un film di Netflix? Tanto meglio, ciò rende l’idea sull’immane stronzata fatta da chi protesta. Oltretutto da sempre le città italiane sono – fortunatamente – oggetto di attenzioni da parte di registi più o meno spericolati che rimangono ammaliati dalle nostre bellezze antiche, medievali, rinascimentali, barocche o naturali.

La polemica moralista sulla pubblicità ha avuto più seguito del previsto. Adesso a fare causa ad Alfa Romeo è addirittura il Codacons che presenta un esposto alla procura di Firenze.

La causa di tale rabbia nei confronti di Alfa Romeo è da ricercare nelle accuse nelle quali si legge che il marchio italiano stia facendo passare un messaggio violento e diseducativo. Tutto ciò incita alla trasgressione delle regole stradali in un paese dove la sicurezza stradale è una piaga nazionale che conta migliaia di morti all’anno ed inoltre, è evidente una mancanza di rispetto nei confronti di una città come Firenze che viene “violentata” con la distruzione di opere e monumenti.

Allora, una mente lucida, riflessiva potrebbe anche digerire la supercazzola della sicurezza stradale; da motociclista e automobilista quale sono so quanto ci sia bisogno di campagne di sensibilizzazione. Detto questo, non posso e non voglio credere che in nome di un finto moralismo alcuni  connazionali siano in grado di tirarsi la zappa sui piedi.

6 Undergroud (così si chiama il film in cui è protagonista la Giulia incriminata) fa di azione, distruzione ed effetti speciali il suo cavallo di battaglia. In occasione dell’uscita su Netflix di questo film è lecito aspettarsi che Alfa Romeo possa utilizzare alcune scene per trarne una pubblicità. Ciò oltre a propagandare il prodotto, va a sponsorizzare anche il film del quale la loro auto è in parte protagonista.

Alla fine della pubblicità – che vi lascerò linkata da qualche parte – è infatti evidente il richiamo al film e presente anche il debito e scontato “disclaimer” in cui si evidenzia e si ricorda (qualora ve ne fosse bisogno) che le scene sono state girate in strade chiuse al traffico da stuntmen e piloti professionisti. Dovrebbe bastare a rendere tutta questa polemica assolutamente insensata.

Alla base di tutto questo nervosismo c’è una mancanza di patriottismo e orgoglio nazionale nei confronti di un marchio che porta in tutto il mondo non solo il prodotto italiano ma anche le bellezze delle nostre città. Ricordo ai più distratti che già in passato altri Spot di Alfa Romeo e FCA sono stati girati sul territorio nazionale. Per caso a qualcuno venne in mente di lanciarsi nei canali ghiacciati di Venezia con la 156?

o di scorrazzare in Piazza Duomo a Milano con la Giulia?

Quelli che non mi pento di definire moralisti accusano Alfa Romeo di incitare la gente a correre per le strade distruggendo tutto e ritengono che una semplice pubblicità seppur un po’ “Action” nei contenuti possa invogliare qualcuno a fare un macello trasgredendo al codice della strada ed accusando indirettamente gli italiani di essere stupidi e suggestionabili.

Curioso però il fatto che le stesse associazioni che oggi si ergono a paladine di giustizia e senso civico non abbiano fatto molto nel tempo per la sicurezza stradale, mentre adesso sono pronte a puntare il dito verso chiunque non si attenga ai soliti schemi.

Dispiace, perché piuttosto che complimentarsi con chi cerca di pubblicizzare i prodotti e le bellezze italiane, si punta il dito in nome di banalità.

Triste, perché da italiano, sono sensibile alla sicurezza stradale. Cerco di trasmettere ai giovani come me o più piccoli un messaggio positivo e un uso consapevole e sicuro di auto e moto.

Triste perché è la conferma che nella cultura italiana è ormai radicata una particolare forma di invidia nei confronti dei prodotti che noi stessi produciamo. Tutto il clamore scatenato verso Alfa Romeo sarebbe mai stato tale se la pubblicità avesse avuto un logo diverso? È la solita vecchia storia all’italiana.

Se da un lato è vero che ci troviamo nell’era dei social, esposti a numerosi video che ritraggono persone comuni alle prese con spericolate acrobazie, è altrettanto vero che nessun trasgressore al volante lo fa perché invogliato da una pubblicità. Ecco perché trovo assurda tutta questa storia e mi sento distante da chi è così bigotto e moralista da non rendersene conto. 

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

2 pensieri riguardo “Alfa Romeo e la battaglia contro il moralismo

  • beh, parlatene bene, parlatene male ma parlatene. Alla fine tutto questo farà bene alla visibilità di Alfa Romeo.

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    • Siamo d’accordo con te. In un modo o nell’altro parlarne contribuirà a fare una pubblicità anche in questa visione delle cose. Speriamo comunque che ci sia una evoluzione positiva della faccenda.

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