Che sia Alfa Romeo Junior o Alfa Romeo Milano poco importa, la strada intrapresa dal marchio sembra ormai chiarissima. Chiaro non è ancora a che gioco stiano giocando ai piani alti di Stellantis. Già con la Tonale avevo espresso qualche perplessità, che onestamente aveva scatenato un polverone inaspettato. Polverone dal quale sono nate anche degli spunti interessanti considerando che non tutti hanno commentato per il puro gusto di insultare chi scrive.

Qualche anno dopo le cose non sono cambiate e Alfa Romeo Junior servirà a poco. Le mie perplessità sulla Tonale sono rimaste al loro posto, l’auto sta fortunatamente avendo un discreto successo, ma l’indice di gradimento non è dei migliori e basta un giro sui forum dedicati per capirlo. Non è questa la sede giusta per fare un resoconto dettagliato, ma vi assicuro che non mancherò in futuro.

Alfa Romeo della rinascita con un nome che incespica

E dunque siamo al cospetto della nuova Alfa Romeo Junior. L’ennesima Alfa Romeo della rinascita. Quella che aveva immediatamente vestito un nome importante per poi perderlo quando lo “staterello” che finora ha foraggiato la baracca fa la voce grossa. Eh già, perché l’Alfa Romeo Junior doveva chiamarsi Milano, e in realtà sul sito ufficiale ancora si chiama così, ma una legge del 2003 vieta ai produttori “stranieri” di utilizzare nomi che possano richiamare al Belpaese. E Stellantis è di fatto un produttore straniero, che prendendo a braccetto Alfa Romeo le ha fatto per la prima volta produrre qualcosa all’estero.

Alfa Romeo Junior

L’Alfa Romeo Junior è infatti la prima Alfa Romeo prodotta al di fuori dei confini italiani, per l’esattezza a Tichy, in Polonia. Poco male, sono tanti i produttori che adottano soluzioni del genere. Gli stessi enormi e incontestabili tedeschi da anni hanno spostato all’estero buona parte delle produzioni per avere agevolazioni fiscali migliori. L’Italia però non è la Germania. Gli stabilimenti sono vergognosamente in ginocchio e forse, Tavares e compagni avrebbero dovuto avere un occhio di riguardo per i lavoratori che da sempre portano avanti il Made in Italy. Ma purtroppo è ormai evidente che a Stellantis poco importa.

La passione per il marchio è in caduta libera

Nonostante il mio interesse verso il Biscione sia sempre più ai minimi storici, ho seguito con grande interesse la presentazione della Alfa Romeo Junior, che all’epoca (meno di una settimana fa in realtà) si chiamava ancora Milano. La sola presentazione ha già purtroppo smorzato sul nascere ogni entusiasmo. Cosa ancor più triste però è sperare di potersi emozionare o interessare seguendo la presentazione di un SUV o roba del genere.

Junior Milano Blu

Alfa Romeo ha attualmente 4 auto in gamma: 3 sono SUV o crossover. Potrei chiuderla qua. Ma continuo a scrivere e ad analizzare con dovuta cautela la situazione attuale. Il mercato dei suv è quello tristemente di riferimento. È nel bene o nel male il segmento che fa cassa. Tonale, Stelvio, e ora Junior devono fare cassa a tutti i costi perché urge qualcosa che possa riavvicinare alfisti e appassionati di tutto il mondo al marchio. Negli anni 2000 Alfa ci era riuscita andando persino controcorrente, ora tutto questo non sa più farlo.

Alfa Romeo Junior

Oggi nel 2024 ci troviamo a rimpiangere auto che un tempo pensavamo fossero di transizione per qualcosa di migliore, di concreto, di “serio”.

C’è anche da dire che gli alfisti, quelli moderni, sono una bella razza da estinzione immediata. Pronti a parlare sempre e solo con enormi paraocchi. Finti appassionati che da un lato sembrano sostenere a spada tratta la causa, e dall’altro preferiscono acquistare auto della concorrenza perché più alla moda. Alfisti del calibro di chi dice che l’unica vera Alfa sia la Giulia attuale perché quelle degli scorsi decenni erano spazzatura. Insomma, razza da evitare il più possibile. Anche perché con loro non esiste alcuna forma di dialogo.

Alfa Romeo Junior

Torniamo alla nuova Alfa Romeo Junior, gemella di una qualche Peugeot della quale francamente adesso ignoro il nome. La vera offesa, la vera blasfemia, la vera follia sta proprio qui: accostare un brand più o meno generalista come Peugeot (tra l’altro straniero) al nome Alfa Romeo. Un brand francese che salvo qualche lampo di genio e di sportività ha prodotto solo vetture mediocri e dimenticabili. Ecco cosa è diventato il Biscione. Ecco cos’è  Alfa Romeo Junior, il prodotto di una costola putrefatta di Peugeot.

Un’Alfa Romeo con la erre moscia e la baguette sotto il braccio proprio non riesco a digerirla

Qualcuno a questo punto potrebbe contestare questo ragionamento accostando Alfa Romeo a Fiat come avvenuto per gli scorsi decenni. Ricordo però che la gestione Fiat/FCA nella sua follia ha sempre dedicato qualche energia alle Alfa di punta. FCA ha saputo sfornare prodotti capaci di distinguersi non solo sulla carta ma anche i campo. Motorizzazioni dedicate (come il 1750) o versioni speciali (come le Quadrifoglio Verde) hanno avuto i loro spazi senza sovrapposizioni con il marchio generalista che manda avanti la baracca.

Tutto ciò con la gestione francese sarà impossibile.

junior o milano

Durante la presentazione, l’auto è stata descritta come un fulmine di guerra superiore a ogni concorrente. Stessa linea utilizzata anche con Tonale. I risultati si sono visti. Tonale, proprio lei che doveva segnare il nuovo family feeling per il marchio. Proprio lei che ha fatto da mamma per ridisegnare i fari di Giulia e Stelvio rendendo così le uniche creature azzeccate del Biscione sgraziate e fuori luogo. Tanto impegno, tante polemiche, tante chiacchiere per poi ritrovarsi una Alfa Romeo Junior che porta in dote un corso stilistico ancora una volta nuovo. Dannazione che casino.

Dimenticatevi MiTo e Giulietta, questa Alfa Romeo Junior non ha lo stesso pedigree

Leggendo il comunicato stampa di Alfa Romeo e dunque di Stellantis mi ha incuriosito molto un passaggio che calca la mano sul fatto che l’Alfa Romeo Junior sia la discendente diretta di Giulietta e MiTo e che quindi saprà raccogliere questa ormai perduta clientela. Niente di più falso, o forse vero solo per casi limite. Giulietta e MiTo, anch’esse eccessivamente criticate erano oro in confronto. Chi scrive le ha avute, amate e rimpiante entrambe. Soprattutto la MiTo a dire il vero, che sapeva come poche cavarsela bene un pochino ovunque. La Junior è qualcosa di diverso, non prendiamoci in giro paragonandola alla MiTo. È vero, per molti era una Punto ricarrozzata, eppure le differenze c’erano eccome, ed erano comunque più marcate e sostanziale di quelle che ci sono tra Junior e 2008 e company.

Alfa Romeo Junior

Continuo a leggere il comunicato e comprendo quanto sia cambiato il marketing di Alfa Romeo e il ruolo che il marchio vuole ricoprire nel mondo. È tutto incredibilmente diverso. Un tempo di nicchia, sportivo, intrigante e coinvolgente ora quasi sulla falsariga dei marchi generalisti, che puntano a tutto e di più senza preoccuparsi minimamente della fidelizzazione della clientela o di ciò che il mondo reclama da Alfa. Non si può fare di Alfa una Peugeot ricarrozzata. Non si può fare di Alfa una francese di serie B. Eppure è esattamente ciò che sta succedendo. Rodo ancor di più pensando che qualche anno fa ero uno di quelli che temeva la cessione di Alfa al gruppo VW. Ora parleremmo di una storia ben diversa, e di sicuro successo.

E preferisco in questa occasione non parlarvi di motori, allestimenti, potenze in gioco e confronti con le rivali. Meglio evitare.

Alfa Romeo Junior

Non voglio annoiarvi oltre, spero che il concetto sia sufficientemente chiaro da arrivare anche a chi difende l’indifendibile. La fusione con Stellantis era l’opportunità per avere fondi a sufficienza per diversificare e tornare grandi come marchi italiani. È vero, stanno sfornando nuovi modelli in modo piuttosto veloce, eppure non sono i modelli che eravamo certi di vedere sulla base delle promesse fatte.

Con questa politica anche l’ultimo degli alfisti razionali abbandonerà il treno in corsa e sceglierà un prodotto diverso di un marchio diverso.

Piedi Pesanti è nato con Alfa Romeo. Abbiamo cercato sempre e comunque di proteggere i prodotti italiani rispettando chi in silenzio assembla, avvita, collauda e sperimenta. Ora queste figure non esistono più, nella Junior di Italia ce n’è ben poca. Stanno togliendo ad Alfa Romeo il suo DNA e di pari passo stanno spegnendo in noi ogni passione al sibilo di una fredda batteria.

Voi cosa ne pensate?

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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