La neonata Volkswagen ID.3, vettura 100% elettrica della casa tedesca sta incontrando più difficoltà del previsto e alcuni analisti hanno formulato un paio d’ipotesi di cui vorrei parlarvi.  Qualche mese fa in un blog diverso da questo avevo scritto un articolo in cui era protagonista la Volkswagen Golf 8. Nello specifico parlavo di alcuni ritardi legati ad alcune difficoltà tecnologiche. Il marchio tedesco sembrava aver imparato la lezione, ma a quanto pare non è andata così. La Volkswagen ID.3 stando a ciò che gli esperti dicono potrebbe subire un notevole ritardo o esser venduta priva di alcune funzioni al momento tanto decantate dalla casa madre.

Non è nuova la foto che immortala in un piazzale centinaia di Volkswagen ID.3 in attesa delle consegne/vendite di Luglio. Molti osservando la foto hanno contestato e criticato Volkswagen colpevole di aver prodotto con largo anticipo un numero così importante di vetture. I contestatori ignorano però che una produzione “pre-serie” ma definitiva è cosa comune. Quegli esemplari oltre che ai clienti verranno inviati come sample alle concessionarie e dunque non c’è da stupirsi. Qualche giorno fa però la Volkswagen ID.3 si è resa protagonista del “passo falso” di cui vi parlavo sopra. A quanto pare le “rivoluzionarie” tecnologie che equipaggiano la ID.3 non sono pronte o meglio sono colme di bug come si dice in campo informatico. I difetti infatti riguarderebbero la porzione informatica dell’auto, dunque i raffinati sistemi tecnologici non sono poi così pronti e mostrano qualche criticità.

Perché allora Volkswagen ha già prodotto tutti quegli esemplari? Semplice. I problemi in questione sono risolvibili attraverso un aggiornamento software. Considerando che la ID.3 è perennemente connessa a internet basta un semplice aggiornamento per correggere gli eventuali errori. Una procedura banale, semplice e dalla limitata difficoltà. Ma alla base di tutti ci sono appunto i bug, i problemi. Prima ancora di aggiornare bisogna risolvere. E apparentemente i tecnici non sono in grado di farlo. E non lo saranno, da ciò che trapela, per un bel po di tempo. Luglio 2020 corrisponde alle prime consegne, ma ai piani alti non si sentono sicuri. Una buona fetta di queste “tecnologie raffinate” è portatrice di sistemi di assistenza alla guida, ADAS, infotainment e affini. Un problema più o meno serio potrebbe compromettere le intere funzionalità della ID.3 che manco a dirlo è basata su una digitalizzazione totale. Ecco allora che si profilano due soluzioni.

La prima consiste nel risolvere quanto prima ogni problema che affligge il sistema operativo. Per farlo Volkswagen si sarebbe alleata con BMW e Mercedes che già da mesi collaborano per un sistema operativo completo da montare sulle loro vetture elettriche. Ciò però richiede del tempo e difficilmente (come fanno sapere dalla Germania) 3/4 mesi saranno sufficienti. Ecco allora che per non ritardare le consegne Volkswagen per la sua ID.3 avrebbe pensato una soluzione  diversa. Dopo aver individuato le problematiche software il marchio tedesco vorrebbe disattivare/invalidare quelle funzioni fino al giorno della completa risoluzione. Così facendo il cliente si ritroverebbe una vettura sprovvista di una parte delle tecnologie che gli sono state promesse ma comunque utilizzabile. In un secondo momento sarebbe possibile da casa propria procedere con l’aggiornamento per integrare le funzioni “eliminate”.

È una soluzione intelligente anche se a molti farà storcere il naso. L’industria tedesca paga il prezzo della sua arroganza. Volkswagen  dava per scontata la risoluzione dei problemi e ha annunciato una data per la commercializzazione ancor prima di trovare il bandolo della matassa. La loro determinazione però non va sottovalutata e sono certo che risolveranno brillantemente e al più presto. Ma se così non fosse? Se questa digitale alleata voltasse le spalle all’uomo come andrebbe a finire con le ID.3? È uno scenario improbabile, direi impossibile, ma una riflessione è d’obbligo. Questa corsa all’innovazione tecnologica ancor prima che meccanica ha delle conseguenze e tristemente a pagarne il prezzo sono i consumatori.

Un tempo ci si preoccupava di eventuali vibrazioni, tappi non chiusi alla perfezione, camere d’espansione alloggiate male, allineamenti poco curati e guarnizioni fatiscenti. Quel tempo era pochi anni fa e quei problemi per molti costruttori non sono ancora stati risolti. Oggi la corsa all’oro ha un protagonista diverso e tutti vogliono partecipare; le auto continuano a rompersi come in passato, ma si aggiungono alla lista dei guasti i tanto amati e indispensabili sistemi elettronici di cui non sappiamo più fare a meno. A breve il mercato ci proporrà questa elettrica, la ID.3, “rotta” ancor prima di vedere la luce, depotenziata perché troppo complessa per trovare una soluzione. Eppure tra poche settimane di questa storia nessuno ricorderà più nulla…. forse.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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