Milano AutoClassica è l’occasione perfetta per osservare dal vivo gioielli mai dimenticati e qualche chicca dal sapore vintage che molti, anche se appassionati, non conoscono. Sarebbe facile parlarvi di auto di epoche lontane dato l’argomento, ma ad attirare la mia attenzione è stata la classica auto fuoriclassifica. Vintage? Molto. Datata? Non proprio. 

Sto parlando della magnifica Ferrari SP1 Monza, la Barchetta del cavallino che sta facendo sognare ogni cultore del genere. Quando penso a Ferrari ultimamente non provo quasi mai gioia. È strano, perché ho un forte attaccamento a tutto ciò che è Italiano; eppure la Ferrari la vedo distante, quasi sbiadita. Osservare però oggi dal vivo questa magnifica SP1 Monza mi ha ricordato che in quel di Maranello sono ancora dei maestri nel fare prodotti unici e irresistibili.

Facciamo un passo indietro perché ovunque nei mesi scorsi si è creata un po’ di confusione si queste Ferrari da collezione. Le due barchette fondamentalmente identiche, si distinguono in SP1 e SP2, rispettivamente monoposto e biposto. La versione sposta era una magnifica monoposto, che fa con forza il verso alle Ferrari gloriose e vincenti degli anni ’50. Nello specifico  è evidente l’ispirazione alle 860 e 750 Monza. Qualcuno in passato diceva che non c’è auto più pura di una Ferrari equipaggiata con il motore giusto.

Volete sapere qual è? Chiaro, siete piedi pesanti e queste sono cose che contano. V12, possente, rabbioso, ma soprattutto autentico e tradizionale, nel pieno stile Ferrari. Freddi numeri, è arrivato il vostro momento. 0-100 in 2,9 e velocità massima di oltre 300 km/h. Tutto pazzesco per una vettura del genere. D’altronde i cavalli a disposizione del 6500cc sono ben 810. L’aspetto retrò, e quell’aria sbarazzina e armoniosa non devono quindi trarre in inganno. Questa è una Ferrari VERA! Ogni Ferrari moderna che si rispetti ha un pacchetto ingegneristico e tecnologico da far invidia alla NASA e questa SP1 non è da meno.

Non starò qui ad annoiarvi con tecnicismi ed elenchi di nomi incomprensibili. Vi basti sapere che la dotazione è completa ma, cosa ancor più importante, è votata alle performance senza rinunce. Ah si, dimenticavo! Le SP ereditano la meccanica dalla Ferrari 812 Superfast,  Bene, anzi benissimo. Ecco perché noi di piedi pesanti siamo rimasti ammaliati alla sua vista, stregati da qualcosa di tanto particolare quanto raro. Una delle ultime vere espressioni di sportività, classe ed eleganza.

Destinata a pochi e a prezzi folli, è così bella da essere desiderabile anche sotto forma di semplice modellino. Ma ora basta, non vi annoio più con le mie parole, è arrivato il momento di godervi le foto. Ne riparleremo, eccome se lo faremo.

 

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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