Povera Jaguar I-Pace. “Prima o poi doveva succede”. Questa è stata la prima esclamazione nell’apprendere l’ultimo scoop più o meno inglese. Dunque, già di base la Jaguar I-Pace come altre sorellone elettriche non mi trasmette più di tanto. Ha un frontale riuscito ma tutto il resto sembra un insieme di pezzi cha tra loro provano enormi antipatie. L’unico motivo che giustifica l’esistenza di questa stranezza a quattro ruote è la sua anima “green”. Si, tutto bello finché dura.

Jaguar-I-Pace

La Jaguar I-Pace potrebbe esser morta e non lo sa. Veniamo al succo della questione. Quelli di Jaguar e Land Rover fanno sapere che la produzione di Jaguar I-Pace frenerà bruscamente fino ad arrestarsi per mancanza di batterie. Il marchio indiano dal sangue inglese (o viceversa fate un po voi) si rifornisce dalla LG Chem, che produce appunto batterie per veicoli elettrici. LG Chem non è nuova a qualche problema simile. Aveva in passato avuto qualche contrasto con Hyundai ma anche con Audi. Al momento nessuno sa però quale sia il motivo reale. Sul comunicato stampa ufficiale Jaguar riferisce solo : “criticità nell’azienda del fornitore”.

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Un atto dovuto che di fatto pulisce la coscienza degli inglesi da eventuali responsabilità. Ora però ci chiediamo insieme a numerosi analisti quali possano essere le cause. Le ipotesi più sostanziose sono due. La prima vede lo scarseggiare di materia prima proveniente dal territorio orientale. La LG Chem dunque non potrebbe produrre perché carente dei componenti fondamentali alla costruzione delle batterie. Una seconda ipotesi però ben più tragica vedrebbe una delle due aziende, in particolare la LG Chem colpevole di aver preventivato male il numero di batterie da fornire alle numerose aziende con le quali lavora.

Jaguar-I-Pace

Sarebbe uno scenario devastante per tutte le aziende coinvolte. La Jaguar  I-Pace è fondamentale per il gruppo. La sua presenza permette di abbassare le emissioni di tutta la gamma. Non rispettare i ristretti vincoli sulle emissioni di CO2 ha come conseguenza una multa di ben 100 milioni di euro. Non quattro spicci insomma. Vedremo un pò nelle prossime settimane cosa faranno sapere le aziende. Rimaniamo in attesa, consapevoli che come la Jaguar I-Pace altre vetture potrebbero avere problemi simili. Consapevoli che in fondo, il mondo intero non è pronto all’elettrico perché oltre alle infrastrutture i produttori sono i primi a vivere un cambiamento troppo importante per gestirlo con tale superficialità.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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