Poche ore fa è andato in onda un servizio delle Iene sulle auto elettriche. Non è chiaramente nostra intenzione criticare o contestare il servizio, ma forse, un po di chiarezza non farebbe male. Sia chiaro che la chiarezza la faccio a suon di opinioni e riflessioni personali, basate su dati che sono consultabili online da chiunque con una banale ricerca.

auto elettriche

Nel servizio si può vedere Matteo Viviani (giornalista delle Iene) alle prese con il test di diverse auto elettriche e relative colonnine di ricarica. Nello specifico il test si svolge in Nord Italia, più precisamente tra Lombardia ed Emilia Romagna, regioni con una rete capillare di colonnine sempre in evoluzione/crescita. Vengono analizzati (per certi tratti anche brillantemente) pro e contro della mobilità elettrica e grazie all’aiuto di un esperto si tessono lentamente le lodi di questa modaiola sostenibilità.

auto elettriche

Non è tutto. Viviani coinvolge anche alcuni proprietari di auto elettriche, e li intervista per avere un quadro ancor più completo. Manco a dirlo ogni intervistato è piuttosto soddisfatto della propria scelta. Elencano i vantaggi e i passaggi che li hanno spinti ad abbandonare il termico. In pochi minuti è comunque evidente che nessuno di loro abbia velleità o esigenze da “chilometrista”. D’altronde non è un mistero che nel contesto urbano l’elettrico sia molto efficiente.

 

Il classico tragitto casa-lavoro/casa-spesa e affini, vengono coperti senza troppi indugi, e basta un minimo di programmazione per non rimanere mai a secco. Ok, col freddo la resa cala drasticamente, ok, in salita si consuma in modo spropositato, e ok, anche le colonnine non sono poi così comode o intuitive, però in città, i vantaggi restano parecchi. I grandi centri commerciali permettono ricariche gratis o a prezzi agevolati, gli abbonamenti semplificano la gestione delle ricariche, la manutenzione è ridotta all’osso: insomma, in città o aerea metropolitana densamente popolata e densamente “ricaricata” ha un senso.

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Il servizio non doveva convincere nessuno (forse), eppure, visto così, un non avvezzo al mondo dell’automotive potrebbe quasi quasi ingolosirsi e pensare seriamente a una bella conversione. Io per primo per qualche secondo ho sentito il fascino delle auto elettriche, più o meno. Bastano però pochi minuti per analizzare meglio la situazione. Il primo campanello d’allarme suona ascoltando l’intervista di un acquirente di Citroen AMI.

La AMI è ottima, ma non è proprio il giusto esempio di auto elettrica.

AMI

È vero, la piccola francese è un’elettrica, ma è un’automobile tanto quanto lo è la jeppettina della Peg Perego o della Chicco sulla quale sfrecciano molti bambini. La AMI è qualcosa di insolito: interessante, utile e agile, ma non merita di certo voce in capitolo in quando si parla di automobili. Può essere un ottimo rimpiazzo alle auto in miniatura che si possono guidare a 16 anni, o un mezzo per spostarsi da A a B quando le distanze sono ridottissime, ma i suoi limiti sono evidenti. In definitiva non può essere la AMI (o relativo possessore) un parametro di giudizio tra elettrico o termico.

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Chi compra AMI non sta cercando un’auto, ma qualcosa di diverso che pur tornando utile in molti contesti rimane incompleta nella sua ambizione più grande, ovvero essere proprio un’auto. Un secondo campanello suona parlando di ricariche e di tariffe. Nelle ultime settimane, il confronto in termini di spesa, vede le auto elettriche in un immenso vortice. Se un tempo era semplice, quasi scontato, ricaricare a buon mercato, ora non lo è più, salvo in alcuni casi eccezionali.

colonnina

Ricaricare un’auto elettrica per percorrere l’ipotetica distanza di 200km è più costoso che farlo con la controparte termica. E lo so, qui mi darete del folle, eppure non sempre le colonnine di ricarica offrono servizi o tariffe così convenienti come vogliono farci credere. Il motore delle auto elettriche sarà anche più efficiente in termini di resa, ma il tutto è controbilanciato dai prezzi dell’elettricità non proprio ridotti. Molti recenti articoli e documentari che trovate sul web confermano questa triste realtà. Proprio recentemente una nota testata giornalistica ha provato un’auto elettrica su una lunga percorrenza. Risultato? Conveniva usarne una diesel o benzina.

Prezzi alle stelle anche per gli acquisti.

tesla

A quanto detto si aggiunge poi il prezzo d’acquisto di un’auto elettrica. A questo punto starete obiettando che anche un’auto termica ha il suo costo, ma al momento i valori economici in gioco sono ben diversi. Le auto elettriche costano decisamente in più. Se ciò non bastasse, anche il mercato dell’usato ci pone al cospetto di numerose insidie. Se è vero che le auto termiche sono soggette a una manutenzione più invasiva, costante e costosa, è altrettanto vero che le elettriche hanno un enorme buco nero che sostanzialmente rappresenta il loro cuore: la batteria.

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Acquistare un usato di qualche anno e con qualche chilometro alle spalle potrebbe rivelarsi scelta saggia, ma anche errore madornale. Una batteria usurata o compromessa difficilmente va in riparazione. La strada da percorrere coincide con la sostituzione e a quel punto, cari lettori, meglio acquistare una vettura nuova perché i prezzi sono a dir poco esorbitanti. Su tutto ciò incide non poco anche il modo di ricaricare. Pur essendo presenti delle centraline che gestiscono l’elettricità in entrata, è un dato certo che le ricariche “fast” alla lunga compromettono la durata/affidabilità della batteria.

skoda

Quindi, anche se è vero che per molti modelli bastano 30/40 minuti per una ricarica “sufficiente a ritenersi soddisfatti” è altrettanto vero che questa modalità inficia la vita stessa della batteria. È dunque consigliabile ricaricare lentamente, magari nel garage di casa per una nottata intera ma a questo punto il cane continua a mordersi la coda perché non tutti hanno a disposizione un garage e chi lo ha non è detto che lo abbia attrezzato. Ricaricare l’auto in notturna e in esterna è però un’opzione da scartare perché (come spiegato anche dal servizio delle Iene) dopo circa un ora dalla fine della ricarica bisogna sloggiare.

E adesso come smaltiremo tutte queste batterie?

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Per farla breve le ricariche rimangono un problema sotto ogni punto di vista, ne sono un esempio le interminabili code in molti punti di ricarica che diverse testate giornalistiche hanno evidenziato questa estate. Sempre parlando di batterie: vi siete posti nel modo corretto il problema riguardante lo smaltimento? Se ne sente parlare sempre più spesso eppure di soluzioni vere ne esistono ben poche. Sono certo che al momento questo problema sia profondamente sottovalutato. In fondo sono ancora “poche” le auto elettriche, eppure, sarebbe il caso di pensarci seriamente.

Se l’elettrico è la strada per inquinare meno e salvaguardare il nostro pianeta, non si può di certo ignorare lo smaltimento degli elementi che compongono le batterie, ma anche (a monte) la loro estrazione che di Green ha ben poco. Vi chiederei a questo punto: siete davvero sicuri che in questa lotta contro il tempo per salvare il mondo, le auto termiche siano davvero il nemico più grande? I mesi di lockdown ci hanno fornito una risposta molto significativa ma ignorata da chi fa la lotta al termico su ruote.

I valori di purezza dell’aria nelle aree metropolitane più importanti d’Europa sono migliorati solo nel lasso di tempo in cui erano ferme le fabbriche/industrie più importanti. Quando queste hanno ricominciato a pieno regime la situazione è tornata del tutto simile a quella dei mesi precedenti. In tutto ciò, la presenza di auto in circolazione era del tutto annullata, e questo la dice lunga, anzi lunghissima sulla battaglia che molti ci illudono di star combattendo. Un ulteriore esempio? Venezia.

Le acque della laguna (canali compresi) si sono “miracolosamente” schiarite e ripulite nel periodo di “fermo” forzato. Eppure Venezia con la auto ha davvero poco a che fare o sbaglio? Tuttavia di industrie, piccole o grandi, nei dintorni ne abbiamo in quantità. Ma vi porto un ulteriore esempio. Quello delle città abbastanza popolate ma poco industrializzate del mio Meridione. Durante il lookdown i parametri relativi all’inquinamento sono variati di pochissime e trascurabili unità. Il blocco delle auto ha inciso così poco da rendere quasi irrilevanti questi dati, e a mio avviso c’è poco da aggiungere per interpretare questi risultati.

auto elettrica

Quindi? Basta elettrico e facciamo un po’ come ci pare? Non proprio, anzi direi di no. E’ fondamentale comprendere che forse è più lecito attendersi una convivenza (seppur forzata) che una guerra. Eliminare diesel e benzina entro il 2035 non ha alcun senso. Chiaramente le emissioni dei “circolanti” potrebbero calare drasticamente, ma l’impennata si avrebbe a monte (produzione e reperimento materie prime), e a valle durante lo smaltimento.

Preferisco tra l’altro non soffermarmi sulle clip in cui si parla di divertimento, emozioni e prestazioni delle elettriche. L’inviato prova quella che a tutti gli effetti sembra una Tesla Model S Plaid, ovvero una delle auto più veloci sullo 0-100 di tutti i tempi. Lecito attendersi prestazioni da urlo. Tuttavia così non è parlando di modelli più umani o comunque di modelli che non costano 150 mila euro, perché parliamoci chiaro, difficilmente si salva il mondo con una vettura che copre le 0-100 in 2 secondi.

tesla model s

Il servizio delle Iene si conclude con l’esperto professore che parlando di evoluzioni tecnologiche spiega come alla base di tutto ci sia un adattamento umano. Un cambio di mentalità per intenderci.  Reputo tutto ciò vero solo in parte. La transizione elettrica non può di certo essere paragonata ad altre importanti transizioni storiche. L’auto elettrica non è come uno smartphone che aggiunge funzioni garantendo performance superiori in quasi tutti i contesti.

Non è un fornello a induzione che merita apposite pentole e padelle ma lo stesso approccio. Non è un ebook reader che simula la carta stampata di un libro su schermo. Qui cambia radicalmente il modo di vivere. Cambia completamente l’approccio all’auto che perderà parte della sua spensieratezza e della sensazione di pronto all’uso. Vogliono convincerci che l’auto sia ormai un lusso, un vezzo, un accessorio. Dimenticano che l’auto è stata in ogni parte del mondo forma di emancipazione, libertà, dinamicità, operosità e potrei citare altri 1000 aggettivi.

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L’auto è stata da sempre evoluzione e semplificazione. Anche nei periodi storici più complicati l’automobile era al centro delle comunità che provavano a rialzarsi. È da sempre fulcro, colonna portante di ogni società basata sul lavoro. Convincerci che tutto un tratto l’auto è diventata il male assoluto non dev’essere e non sarà cosa facile. Care Iene e caro Professore, pur condividendo con voi molte idee sull’elettrico e sulla sostenibilità, saprete certamente meglio di un semplice appassionato di motori e di libertà, che l’elettrico ha una quantità importante di risvolti negativi che state ignorando.

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Un’esigenza non può e non deve essere trasformata in moda, altrimenti si perde il focus ed è ciò che sta accadendo. Una buona percentuale degli intervistati era a bordo di mastodontici suv che poco si prestano alle basse emissioni, in tutti i sensi. Noi appassionati di motori non definiamo le elettriche come il male assoluto, sono una scelta, una alternativa ma non di certo una soluzione. Crediamo quanto voi, e forse più di voi, in questa battaglia. Tristi però che sia già stata abbondantemente strumentalizzata dipingendo come nemico un nostro alleato storico.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

7 pensieri riguardo “Le IENE parlano di auto elettriche ma dimenticano qualcosa

  • Posso capire che un cambiamento epocale possa spaventare, ma divulgare disinformazione non l’aiuterà a superare le Sue paure. L’innovazione non la si può fermare, che ci piaccia o no.

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  • Guido un elettrica già da quasi un anno…
    Certamente ha alcuni limiti!
    Non la consiglierei a chi fa giornalmente più chilometri dell’autonomia della batteria o a chi non ha la possibilità di ricarica a casa o sul posto di lavoro…..
    Ma a tutti gli altri si!
    Per quello che riguarda le ricariche alle colonnine con abbonamento posso assicurare che è molto economico “30-35 centesimi” E a conti fatti e molto più conveniente che girare con auto termica…
    Questo è il mio umile pensiero avendo usato auto elettriche, diesel e a GPL…
    Se poi il petrolio fa ancora comodo a molti questo è un altro discorso…
    Complimenti alle Iene per il servizio a mio parere obbiettivo..

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    • Grazie per aver condiviso la tua opinione costruttiva.

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  • I servizi delle Iene non sono mai “disinteressati” e se si vuole fare la cosa giusta, basta fare il contrario….
    Basta fare il contrario.

    Domenico

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    • Verissimo. Viviani d’altronde è ambassador Volvo da anni. Voleo è di proprietà cinese. C’è un conflitto d’interesse abbastanza evidente.

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  • Oh Madonna quante inesattezze tutte insieme e mi sono fermato quanto ha parlato di costi: io faccio 350 km con 10 euro alle colonnine o pressoché gratis con il fotovoltaico di casa, faccia lei. Le batterie si riciclano già al 98%, questa è pagina web straccia…

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