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Giulia Sportwagon: il canto disperato degli appassionati

Se avete aperto questo articolo molto probabilmente rientrate nella lista dei possibili acquirenti dell’Alfa Romeo Giulia Sportwagon. Fate parte della famosa lista che include in ordine casuale: scontenti, arrabbiati, delusi e depressi. Prima di dirvi la mia vi ricordo che nel primo link troverete il video per ascoltare le nostre considerazioni su YouTube. Questo argomento infatti ha aperto sui nostri social un dibattito molto interessante e nel video ne parliamo con i classici botta e risposta ai quali vi abbiamo abituato.

Dunque eravamo rimasti alla lista. Lunga, quasi interminabile perché sono i numeri a dirlo. Più del 62 percento degli acquirenti attuali di Giulia l’avrebbero preferita stationwagon. Un sondaggio europeo ha dimostrato che le station occupano il 43% delle vendite, mentre le berline seguono a 33%. Dati che fanno sicuramente riflettere e spingono a una inevitabile riflessione che ha come protagonista le idee poco chiare di FCA. O forse idee fin troppo chiare ma sbagliate in un mercato come quello attuale. Le prime smentite che sanno di giustificazioni arrivano qualche anno fa. Da FCA hanno fatto sapere che una Giulia Sportwagon non sarebbe stata in linea con la tradizione Alfa Romeo. Un’arma a doppio taglio considerando il passato importante in campo Stationwagon.

Giulia Sportwagon

Con poche parole FCA ha praticamente eliminato il passato recente del biscione fatto di gloriose 156 e 159 in configurazione sportwagon, tra l’altro le più vendute. Ma quel senso di incertezza e precarietà ci aveva lasciato ben sperare. Non era una notizia ufficiale e il futuro sembrava potesse riservarci una fiammante Giulia Sportwagon. La data ipotizzata dagli analisti era proprio metà del 2020 dunque prima dell’eventuale nascita del baby suv Tonale di cui abbiamo già parlato qui. Addirittura molti si sbilanciavano sulle capacità di carico di questa inedita versione a conferma di quanta convinzione fosse celata dietro queste dichiarazioni. FCA però sembra non aver alcun interesse nei confronti della Giulia Sportwagon e la conferma è l’uscita della Giulia GTA che di fatto “rinforza” la versione Quadrifoglio e dunque la versione berlina. Ne parliamo qui.

Giulia Sportwagon

 

Tralasciando la banale discussione sui volumi di vendita immensi che questo modello avrebbe generato vorrei ipotizzare delle cause. Cosa ha spinto FCA ad abbandonare completamente il progetto o a scartarlo a monte? La “giustificazione storica” non regge. Deve sicuramente esserci dell’altro. Non escludo che la causa primaria possa essere la nascita del fratellone Stelvio. Lo stesso Marchionne prima della sua scomparsa aveva chiaramente affermato di riporre nel SUV grandi aspettative. Riflettendoci un attimo è evidente che lo Stelvio sia qualcosa di eccezionale. Mai prima d’ora un suv godeva di un tale handling. Molti lo hanno definito preciso e affilato come la Giulia, solo un pò più altro. Di base, fisica a parte, questa non è una inesattezza. Provando lo Stelvio ne abbiamo apprezzato le doti dinamiche, la comodità, l’incisività che non ti aspetti da un bestione simile.

Giulia Sportwagon

Progetto valido, ma non esente dalle criticità d’immagine che affliggono il marchio e il segmento. Mi spiego meglio. Un’ Alfa Romeo non si acquista per caso. Soprattutto i nuovi modelli devono piacere, intrigare e stimolare la fantasia dei futuri possessori. Chi guida un Alfa si definisce alfista, e un alfista è quanto di più distante dal mondo dei suv. Gli alfisti veri non compreranno mai uno Stelvio perché in fondo, per loro, non sarà mai una vera Alfa Romeo. Vogliono una Giulia a 360°, una Giulia con ampie capacità di carico, una Giulia ergonomica come poche, vogliono una Giulia Sportwagon che non c’è. Se Giulia può far forza sul suo stesso nome con forti richiami al passato e un presente meccanicamente e dinamicamente eccelso di Stelvio non può dirsi lo stesso. Il nome in primis non profuma di tradizione e l’esser suv non aiuta.

Giulia Sportwagon

A questo punto starete pesando che sono un folle, perché Stelvio ha venduto più di Giulia. Ve lo concedo, ma immaginate per un secondo quanto avrebbero venduto insieme se ci fosse stata una versione Sportwagon della Giulia. Anche i più scettici si sarebbero ricreduti vedendo una gamma leggermente più completa e la possibilità (non l’imposizione) di scegliere tra suv o sportwagon. In conclusione, una Giulia Sportwagon era fondamentale per le sorti e per l’immagine del marchio. La scusa usata in extremis di non volersi omologare ai marchi tedeschi colmi di station wagon è una balla colossale. Di fatto con questa scelta Alfa Romeo non è passata come quella che ha fatto la voce grossa, bensì come un progetto quasi incompleto specchio delle limitate capacità industriali ed economiche di un brand/gruppo che lascia le cose a metà.

Giulia Sportwagon

Tentare un assalto ai mercati internazionali con un modello singolo e senza la sua versione più intrigante è un grave errore che FCA sta pagando a caro prezzo. La Giulia è indiscutibilmente l’auto migliore della sua categoria, ma è orfana della versione che avrebbe dimostrato la sia incontestabile superiorità in ogni “conformazione”. Stelvio con vendite problematiche non ha risolto il problema. Vendere quanto un suv coupè di nicchia come X4 e simili è un’ammissione di sconfitta. Se da un lato Alfa Romeo vuole mantenere le sembianze di prodotto premium dall’altro non riesce a conquistare gli acquirenti. Lo scorso anno Mercedes con GLC ha dominato le vendite con circa 85 mila esemplari venduti contro i 27 mila circa di Stelvio. Ciò è indicativo dell’insuccesso lato marketing che ha solo parzialmente rinfrescato l’immagine del marchio.

Giulia Sportwagon

La scusa del prodotto premium non regge più perché di fatto in un confronto non si può di certo definire Mercedes prodotto low-cost. Questa però è un’altra storia, con altri protagonisti di cui parleremo in futuro. Oggi però celebriamo la mai nata Giulia Sportwagon. La station del biscione che tutti avrebbero voluto. Celebriamo le inefficaci strategie del gruppo FCA che brancola nel buio col portafogli semi vuoto lasciando la Giulia orfana della sua versione più accattivante e significativa per i mercati attuali. Vi saluto ricordandovi che mai e poi mai un SUV sostituirà una berlina/stationwagon nel cuore e nella testa di chi ha un briciolo di sana passione. Tutti abbiamo esigenze di spazio, ma nessuno di noi rinuncerebbe a una Sportwagon anche quanto potrebbe scegliere il SUV più divertente del mondo.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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