Poco meno di 6 ore mi dividono dalla Pambuffetti PJ-01. L’entusiasmo di Luca, mai come questa volta, è stato contagioso. Prima di me ha avuto la fortuna di vedere la Pambuffetti PJ-01 e di conoscere questa insolita realtà. Descrive con estrema dovizia di particolari le sue emozioni e le sue sensazioni, ma è povero dal punto di vista “pratico”. Non vuole assolutamente svelarmi nulla, sa che mi piacerà e lo spoiler non è consentito.

Trascorro le ultime ore sulle ali dell’entusiasmo. Penso e ripenso a cosa proverò al cospetto della Pambuffetti PJ-01. Voglio però rimanere cauto: ho paura di aver a che fare con il solito prototipo riuscito solo a metà. Molti piccoli costruttori hanno avuto il coraggio di osare con vetture performanti, intriganti ma acerbe da molti punti di vista. Non vorrei ritrovarmi in una situazione simile con la Pambuffetti PJ-01 e per quanto possibile cerco di frenare l’entusiasmo. Sono circa le 10 quando varchiamo i cancelli dell’azienda umbra. A stupirmi sono due cose. Una magnifica accoglienza e una maniacale attenzione per ordine e pulizia.

Pambuffetti PJ-01

Conosco subito Juri, Marco, Diego e Andrea (tutti ragazzi di cui Luca vi ha già parlato) e il Sig. Giuseppe, fondatore della Pambuffetti e storico carrozziere. Scambiamo due chiacchiere, beviamo un caffè, facciamo amicizia; la mia mente però si lascia coinvolgere in un gioco di sguardi con l’ambiente circostante. Gli occhi saltano a destra e a sinistra, sono a caccia del dettaglio che mi presenterebbe quasi inaspettatamente la PJ-01. In realtà è una ricerca inutile. La bella (o belva) di casa riposa in una struttura adiacente.Pochi minuiti dopo mi ritrovo in quella che sembra una sala chirurgica per ordine e ricercatezza.

Pambuffetti PJ-01

Lì, in bella mostra sotto un telo nero riposa la Pambuffetti PJ-01. Juri ci rivolge uno sguardo deciso dicendoci: “la scopriamo?”. Non vogliamo farglielo ripetere e in men che non si dica il telo nero “spoglia” una delle creazioni più belle di tutti i tempi. Chi sta dietro la tastiera adesso fa correre le dita veloci ma vi assicuro che in quel momento il tempo ha decisamente infranto ogni regola fisica nella quale crediamo. Quelli che pensavo essere pochi secondi sono diventati minuti, minuti che mi hanno visto girare intorno alla Pambuffetti Pj-01 inebetito da tanto splendore.

Pambuffetti PJ-01

Difficile non emozionarsi studiando la Pambuffetti PJ-01

La accarezzavo, la “spogliavo” con gli occhi alla ricerca di ogni piccolo dettaglio. Mi sdraiavo a terra sotto l’occhio vigile dei presenti stupiti e felici allo stesso tempo da tanto interesse. Nel descriverla vorrei dare priorità a qualcosa ma la verità è che qui tutto è prioritario. Non è semplice soffermarsi sull’anteriore senza comprendere l’immenso lavoro svolto nel rendere il posteriore elegante e raffinato. Non si possono scrutare le sue forme senza ricorrere immediatamente a qual poco che so di aerodinamica. Proverò comunque a dirvi un paio di cose, anche se so già che il video saprà rendere molta più giustizia alla Pambuffetti PJ-01 di quanto facciano le mie parole.

Pambuffetti PJ-01

Immaginatevi una vettura da Formula. Anche una Formula 1, perché no. Adesso aggiungetele un anteriore messo li solo per sorreggere i fari e per renderla omologabile. Un anteriore con un discreto vano portaoggetti e l’assenza totale di radiatori o strani radar per individuare chissà cosa. Ecco, ciò che state immaginando è la Pambuffetti PJ-01. Una Formula col muso “stradale” che non nasconde neanche per un secondo questa sua voglia di essere estrema e cattiva. Mi abbasso per immergermi nelle profonde prese d’aria. Un raffinato sistema aerodinamico, che ricorda una enorme bocca, convoglia tutti i flussi laddove il loro intervento è funzionale e non solo estetico.

Pambuffetti PJ-01

I più attenti noteranno le ruote coperte ma basta sollevare il cofano anteriore per capire che pneumatici e geometrie sono tutte a vista e tutte posizionate laddove ti aspetteresti su una Formula da corsa. Lo sguardo accigliato ma elegante completa un pacchetto cattivissimo che però mai definirei volgare o cafone. La linea del musetto anteriore prosegue e mi accompagna lungo le fiancata. Non penso di aver mai visto nulla del genere. Eliminando il frontale e il posteriore, nonché il tettino troviamo le stesse linee presenti sulle Formula con la classica pancia laterale pronunciata che dirige l’aria ai radiatori.

Pambuffetti PJ-01

Tanta raffinatezza anche dove non te lo aspetteresti

Non mancano delle alette nella zona superiore che impreziosiscono il tutto sia esteticamente che funzionalmente. Queste dirigono il flussi nella giusta direzione in modo tale da enfatizzare ancora di più l’immenso lavoro aerodinamico. Mi sposto al posteriore e vengo subito catturato da due incredibili sorprese. La prima, che forse un po mi aspettavo, è rappresentata da un importante estrattore, che privo di scarichi può svolgere il suo compito senza ostacoli e senza soluzioni “imbarazzanti”. La seconda sorpresa è la totale assenza di un qualsivoglia spoiler o alettone. È presente una “pinna” sul cofano motore ma nessun orpello estetico che appesantirebbe la sinuosità della Pambuffetti PJ-01.

Pambuffetti PJ-01

L’idea dei tecnici è stata assecondata fin dal principio con le scelte meccaniche e pur non rinunciando a un carico aerodinamico di tutto rispetto non si è resa necessaria una appendice posteriore. Appendice che tuttavia è possibile ottenere su richiesta insieme a un significativo surplus di potenza, ma ne parleremo tra poco. Sotto il cofano sbraita un possente 5.2 v10 da ben 700 cv. Un inedito impianto di scarico enfatizza la sua voce e trova sfogo tra i fanali posteriori. Il tutto mosso dalla sola trazione posteriore tenuta a bada da un eccellente cambio a innesti frontali che solo in partenza e nelle situazioni “stradali” necessita di frizione ma diversamente si “governa” dai paddle al volante.

scarico PJ-01

700 cavalli sono pochi? Nessun problema ecco la versione da 840cv

Questa mastodontica unità da 700cv di origine italiana rappresenta sicuramente il massimo in termini di prestazioni, ma dalle parti di Trevi hanno pensato a una soluzione per i più smaliziati. Un compressore volumetrico potrebbe infatti spingere la Pambuffetti PJ-01 a ben 840 cv, in quella che diventerebbe una hypercar ancora più estrema. Il mio tour intorno alla PJ-01 è quasi finito, ora tocca agli interni e la tensione si taglia con un coltello. Troppe ne ho viste di auto ben riuscite con interni scadenti o peggio abbandonati alla semplice funzionalità. Sblocco la portiera con apertura in simil ali di gabbiano, mi calo nell’abitacolo e rimango a bocca aperta. L’ambiente ostile, scomodo e raffazzonato che mi aspettavo lascia spazio a un trionfo di dettagli e qualità.

Motore Pambuffetti

Volante in fibra di carbonio con rivestimento in alcantara, grafiche personalizzate e quick release. Rivestimento della plancia in pelle, tunnel centrale in fibra di carbonio così come il cruscotto, sedili a guscio con pelle Alcantara e carbonio a vista. Non sono state lasciate al caso neanche le zone più nascoste dell’abitacolo con un morbido rivestimento in vellutino che farà sorridere anche i più esigenti. Alzo lo sguardo al cielo e noto l’incredibile cura che hanno riservato alla gabbia di protezione (roll bar). Quest’ultima è stata nascosta e rivestita da manuale con una trama morbida che richiama a forme geometriche estremamente piacevoli.

Pambuffetti PJ-01

Tutto però sa di racing e sprizza italianità da tutti i pori. Nessun colore presente sulla Pambuffetti PJ-01 è li per caso. Il tricolore domina anche nei dettagli e nelle finiture giù nascoste. Un progetto come questo che profuma di tradizione e cultura non nasconde la sua fiera provenienza italica. Una rapida pressione sul comando giusto da vita all’elettronica raffinatissima di questa PJ-01. Tutti i tasti retroilluminati confermano la cura al dettaglio di cui parlavamo prima e sulla strumentazione MOTEC nulla viene lasciato al caso. Un TFT di generose dimensioni si trasforma in plancia di comando, perfettamente visibile tra i precisi intagli del volante. Basta azionare un tasto per vedere sul display cosa sta succedendo nella PJ-01 virtuale che viene riprodotta in piccolo sulla destra. Stupendo.

Volante Pambuffetti

I pistaioli gradiranno anche una telemetria fai da te che in tempo reale ci riferisce quanta pressione stiamo esercitando sul pedale del gas e del freno. Un piccolo rotore sulla destra permette delle puntuali correzioni sul bilanciamento dei freni, ma le versioni stradali non ne saranno provviste per evitare che i guidatori alle prime armi possano combinare disastri. In tutta questa raffinatezza la Pambuffetti PJ-01 viene tradita da un dettaglio che più racing non si può. La pedaliera è posizionata qualche cm più in alto rispetto alla seduta, in una posizione anomala per le auto stradali che piacevolmente riporta ancora una volta al mondo delle Formula che Juri e il suo team conoscono bene.

Pinna Pambuffetti

Continuo inebetito e silenzioso a osservarla e a studiarla. Ne colgo il senso, profondo, viscerale, passionale eppure così vicino a tutto ciò che l’automobilista vero sognerebbe. Noto un dettaglio ricorrente anche nei punti più inaspettati, la goccia. A volte palese, a volte appena accennata eppure sempre dominante. Marco il designer di questa bellezza mi spiega che la goccia è l’elemento al quale si sono ispirati nel portare avanti questo progetto. La forma più aerodinamica in natura si trasforma in una hypercar e diventa il logo di questa nuova avventura di Pambuffetti. La troviamo nella chiave, nella forma dello scarico, nella figura dall’alto della vettura, nei dettagli marchiati a caldo, nel comando del climatizzatore e in altri posti più o meno evidenti.

Pambuffetti PJ-01

Temevo mancassero dettagli, ma qui in realtà ne troviamo davvero in abbondanza. Basti pensare alle frecce incastonate nel tricolore che si nascondono benissimo nella fiancata della PJ-01 o alle alette aerodinamiche che compaiono sugli specchietti retrovisori sostenuti da un elemento in alluminio anch’esso ricavato dal pieno. In tutto ciò verrebbe da pensare a un peso folle o comunque poco incline alle “corse”. Ancora una volta niente di più sbagliato. 1100 kg di purissima cattiveria. Non c’è da aggiungere altro anche se parlerei della Pambuffetti PJ-01 per ore. Ora è arrivato il momento di dar vita al suo v10 e di scatenarlo in strada. Ma stavolta niente spoiler. Abbiamo dedicato una sezione del video a questo momento ed è giusto che siate voi a scoprire di cosa è capace questa bellezza. Lasciatemi però un’ultima considerazione. 

goccia Pambuffetti

Arriva il giorno in cui un bambino, ormai diventato uomo, decide di realizzare il sogno che aveva riposto nel cassetto più grande del suo cuore. Si è così circondato dell’affetto della sua famiglia e di pochi ma abilissimi collaboratori. Quel sogno quasi impossibile da realizzare doveva prendere vita davanti ai suoi occhi. Oggi quel sogno porta il suo nome: Pambuffetti PJ-01. Il sogno ha 700cv, 1100kg di peso e una aerodinamica così curata da ispirarsi alla forma più aerodinamica esistente in natura: la goccia. Noi volevamo toccare la Pambuffeti PJ-01 prima che tutto il mondo iniziasse a parlare di lei e di cosa è capace il genio e l’orgoglio italiano. Volevamo esserci mentre muoveva i suoi primi passi perché fin da subito questa PJ-01 l’abbiamo sentita un po’ nostra.

Posteriore Pambuffetti

Questa PJ-01 non passerà inosservata, ed è già molto amata !

Ieri quando è stata svelata al pubblico abbiamo gioito e ci siamo emozionati come se fosse opera nostra. Questo è ciò che sono stati in grado di creare pochi italiani con un sogno che pesa come un macigno sul cuore di ogni appassionato che si rispetti. La Pambuffetti PJ-01 è l’auto che Juri ha sognato e realizzato a sua immagine, consapevole, o forse no,  che avrebbe smosso in molti un senso di appartenenza ormai sconosciuto. Quel patriottismo e quel cuore che il mondo dell’auto ha perso da decenni. Osservare la Pambuffetti all’ombra del Duomo per molti è stato come osservare la Nazionale di Calcio Italiana e iniziare a tifare per il suo successo. È un confronto difficile lo so, ma il senso di appartenenza che si è generato è molto molto simile.

Pambuffetti PJ-01

Questa hypercar, nata da un gruppo di uomini e ragazzi appassionati fa battere il cuore più di qualsiasi altra auto prodotta dai nostri celebri e affermati marchi. È la prova che una micro realtà può rivelarsi vincente in barba a ogni legge di economia aziendale, in barba a ogni convinzione che per far sognare sia fondamentale avere centinaia di persone dietro le quinte e capitali infiniti. Senza nulla togliere a nessuno penso che la storia ci abbia insegnato che in pochissime occasioni si crea tanto interesse e tanto amore per qualcosa del genere.

specchietto Pambuffetti

I ragazzi di Pambuffeti sono già nel cuore di tutti perché sono alla mano, disponibili, gentili, appassionati e “reali” come noi. Proprio come la goccia che cadendo sul selciato lascia un solco indelebile, la Pambuffetti PJ-01 è destinata a lasciare una traccia indelebile nel mondo dell’auto. Un solco che neanche la folata di vento più forte sarà mai in grado di cancellare. Ecco a voi la Pambuffetti PJ-01.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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