Quando Ermanno mi ha chiamato per una prova all’ultimo secondo della Mercedes SLK 200 ammetto di avere avuto qualche riserva. Al di là del fatto che si trattasse di una giornata, difficile a credersi in questi giorni di caldo mediorientale, fresca e piovosa di primavera, non sono mai stato un amante delle spider a tetto rigido.

La Mercedes SLK però, ammetto che fa storia a sé. È una Youngtimer che oggi nelle sue versioni più tranquille, come l’aspirato da 136CV (100 KW) in prova, si trova ancora a prezzi ragionevoli ed è un’auto che all’epoca fu l’oggetto del desiderio di milioni di giovani europei, esattamente com’è oggi la sua lontana discendente, la Mercedes Classe A.

Di padre Italiano

Era il 1991 quando Bruno Sacco, designer Friulano in Mercedes dal 1958 e padre anche della famosissima Mercedes 190, disegnò la spider dal tetto rigido più famosa di sempre. L’intenzione era di costruire una reincarnazione della leggendaria 190SL in chiave moderna. La progettazione durò due anni e fu completata nel ’93. Il 30 settembre dello stesso anno il consiglio di amministrazione Mercedes approvò il progetto e nacque la piccola Sportiva (Sportlich), Leggera (Leicht) e Corta (Kurz), universalmente nota con il suo acronimo: SLK: Mercedes SLK.

Da quel momento in poi tutte le spider Mercedes si sarebbero chiamate SL, seguite dalla lettere di classificazione. Dal 2016 la SLK fu rinominata in SLC per sottolineare il fatto che sarebbe stata la Sportiva Leggera equivalente alla classe C.

Leggera.

Nel mio personale universo di pregiudizi (che tutti un po’ abbiamo) una spider con tetto in metallo non può essere leggera. Come spesso è accaduto però, provando auto ed approfondendo l’argomento, l’universo di pregiudizi si è fatto sempre sempre più piccolo. Anche questa volta un mio preconcetto, evidentemente sbagliato, oltre all’indubbia capacità di concretizzare le idee che hanno i tedeschi, deve far largo all’oggettività delle cose.

1195 kg infatti pesa questa SLK 200, nella sua versione base senza compressore volumetrico. una tonnellata e 2 che oggi, in questo 2021 piuttosto noioso e stretto tra i paletti delle agghiaccianti “nuove normalità” appare quantomeno spiazzante, essendo palesemente una massa appartenente all’universo delle piccole utilitarie a tre cilindri.

A Stoccarda invece avevano visto giusto. Una Spider leggera, che chiusa diventava “bella” come una coupé (anzi, diventava proprio una coupé) e che in paesi “particolari” come il nostro avrebbe incontrato maggiormente il favore degli automobilisti perché sicura da quei “tagli” sulla capote tanto temuti a sud delle alpi. 

Piccola

Con i suoi 4 metri e 08 di lunghezza, 177 cm di larghezza ed appena più di 120 cm di “altezza” la Mercedes SLK piccola lo era (ed è) per davvero. Allora (e tanto più oggi), si rivelò agevole nei parcheggi e nella vita delle metropoli che, negli anni ’90 di Tangentopoli e dell’Eurodance, erano sicuramente più accessibili alle 4 ruote, finendo per diventare il suo habitat ideale. Auto da aperitivo? No, perché all’epoca ancora non se ne parlava fuori da Milano. Direi più auto da discoteca, in un’epoca in cui, tralaltro, i voli charter per andare a ballare non erano diretti al Tomorrowland ma al Cocoricò.

Sportiva.

Ermanno si presenta con l’auto chiusa. Finalmente posso dedicarmi all’oggettiva valutazione di quest’auto che ho sempre, forse troppo, snobbato. La Mercedes SLK in prova è la prima serie, la R170, con motore 2.0 aspirato da 136 CV (esattamente 100 KW). Un carattere tranquillo, un motore che non urla e che con i suoi 190nm di coppia, trasmessi alle ruote da un piacevole ma non perfetto cambio manuale a 5 marce, la portano a 100 all’ora in 9 secondi e 3. Non una sportiva, sulla carta, ma un’auto da relax, un’auto da lungomare o da gita al lago, che poi è esattamente quello che faremo oggi. Il giro del Lago d’Endine (Bergamo) cercando di sentirci liberi, godendocela per c0me è stata pensata.

Da passeggero, mentre Ermanno guida, ho tempo per godermi la qualità delle finiture che, abituato ad auto generaliste dell’epoca, si fanno subito notare per il bel design e l’eccellente qualità. È però bene dirlo subito, l’esemplare che stiamo provando ha subìto un restauro degli interni perché, come succedeva su alcune sue coeve italiane, anche qua, alcune plastiche (ed il coperchio del motore) subivano processi di invecchiamento precoce che le portavano a diventare appiccicose.

La Mercedes SLK 200 in prova però è stata “rivista” (come piace tanto scrivere negli annunci di auto usate) ed è perfetta. Pochi gli scricchiolii e perfettamente compatibili con il suo essere youngtimer (e per di più “scoperta”). Begli assemblaggi, bel disegno per nulla “tormentato” e grande comfort. Il motore sonnecchia in basso e non si fa mai troppo sentire, onorando l’eleganza e la casse che, almeno fino a qualche anno fa, suggerivano le tre punte della stella di Stoccarda. Stella che, ricordiamo, con le sue tre estremità significa Terra, Cielo e Mare, ricordando al fiero proprietario che Mercedes, oltre ad avere inventato l’automobile, aveva esplorato ogni campo di applicazione terrestre del motore termico.

Alla Guida

Tocca finalmente a me da “zappatore afghano” come ormai sono stato soprannominato, su una trazione posteriore vado subito a cercare il traverso. La strada è umida e l’auto leggera. Ruote sterzate e, appena fuori dal punto di corda, cerco di far partire il posteriore alla ricerca del piacere di guida più “ignorante”. Niente. La SLK nonostante arrivi da un’altra epoca ha i controlli di trazione e, diligentemente, mi redarguisce con un accenno di sottosterzo, riportando subito nei ranghi il posteriore assieme alle mie intenzioni. La La Mercedes SLK 200 136cv mette subito le cose in chiaro: non è fatta per questo. Naturalmente il controllo di trazione si può disinserire (Sentito ad Arese? si può disinserire!) e i suoi 100 KW tutti dietro sono sufficienti per farlo partire. La strada trafficata, la potenza relativamente bassa, il fondo sdrucciolevole e le gomme con un dot non proprio recente però, mi suggeriscono di evitare, lasciando questo tipo di velleità per l’area privata dove andremo a fare il servizio fotografico.

Dove questa Mercedes SLK 200 invece si fa apprezzare è nella guida tranquilla, nonostante un un rapporto di sterzo di 15,8:1 suggerirebbe altro. Con questo motore rotondo,  dall’erogazione piacevole (ricorda un multipoint GM) e, tutto sommato parco, ci si rilassa, coccolati dai suoi sedili comodi e ben profilati, dalla sua insonorizzazione che, da chiusa, si fa stupefacente e dalle sue finiture di classe.

La SLK in fondo è questo. È una delle Spider più desiderate di sempre. Emblema di tutta una categoria di auto simbolo di un tempo, nemmeno troppo lontano (e, attenzione, non necessariamente migliore), in cui le nostre vite non erano così irregimentate, burocratizzate e regolamentate da un sistema, il nostro, che ci ha fatto dimenticare come ci si sentiva ad essere veramente liberi. Liberi di viaggiare, liberi di scegliere un’auto diesel o un’auto “inutile”, a due posti: metterci la benzina, abbassare il tetto, godersi il suono del motore termico senza sentirsi in colpa, e, col vento tra i capelli, immaginarsi come sarebbe cambiato il mondo nel 2000.

Luca Santarelli

Sono Luca, Piede Pesante degli anni ’80. Da bambino volevo fare il ferroviere, il "guidatore" o il pilota di F14. Mi piace tutto quello che ha un motore e fa rumore (anche le bici però) tanto che, di usare cose a motore rumorose, alla fine ne ho fatto una professione. Mi piace anche viaggiare e fare le foto, sono qua anche per questo. Non mi piacciono il sottosterzo, gli scarichi finti e soprattutto quando arrivi al Bar per fare colazione e sono finiti i cornetti! Benvenuti su Piedi Pesanti.

Un pensiero su “Mercedes SLK 200. Una Youngtimer per sentirsi liberi.

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