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Skoda Octavia Scout: pronta (quasi) a tutto

La Skoda Octavia Scout è stata finalmente presentata, e farà felici tutti coloro che, stanchi dei soliti SUV, cercano una station wagon rialzata. La moda lanciata dalle Audi Allroad infatti sembra intramontabile, e fortunatamente i marchi tedeschi continuano a investire in questa categoria. Della Octavia avevamo già parlato; il succo non cambia ma vogliamo parlarvi anche della Skoda Octavia Scout. Questa particolare versione fa il suo debutto con un pacchetto completo, interessante e a buon mercato. Il marchio, che orbita da anni nel gruppo Volkswagen, è da sempre sinonimo di qualità e praticità a prezzi onesti.

Skoda Octavia Scout

 

Skoda Octavia Scout è una scelta quasi anticonformista

Proprio seguendo questo filone filosofico la  Skoda Octavia Scout si fa spazio in un mercato complicatissimo e sopratutto controcorrente, perché si sa, le mode hanno preso tutt’altra direzione. Scelta dunque coraggiosa quella di VW/Skoda che forte di una presenza ingombrante sul mercato osa, e lo fa nel modo giusto. Osservando la Skoda Octavia Scout è evidente il suo carattere deciso che quasi vuole trasmettere “invincibilità”. Il frontale infatti non differisce dalla versione normale per design ma indossa gli abiti da trekking per avventurarsi dove le sorelle non possono e non sanno arrivare. Bello il rinforzo cromato nella parte passa e il paraurti un po più possente del solito.

Skoda Octavia Scout

Osservandola di lato non nasconde la volontà di farsi più avventurosa anche nei fatti oltre che nelle intenzioni. L’altezza da terra cresce di 1.5 cm e sono numerosi gli interventi fatti sotto scocca per accogliere le protezioni, fondamentali in situazioni un po più impegnative del normale. Piacevoli seppur non pregiate anche le rifiniture di passaruota e minigonne in plastica nera grezza, che enfatizzano il design generale; al posteriore prosegue quanto detto in precedenza. Tutto è apparentemente al posto giusto su questa Skoda Octavia Scout, peccato solo per i finti terminali di scarico integrati nel paraurti posteriore; un’occasione persa. Anche in questo caso però sono le mode a dettare legge, ed ecco che un dettaglio simile passa in secondo piano.

Un mix giusto al momento giusto. La Skoda sa farsi apprezzare

Skoda Octavia Scout

Riassumendo la Skoda Octavia Scout è filante, elegante, sportiva e avventurosa al punto giusto. Mai volgare, cafona o eccessiva. Le stesse cromature, sgraziate su molte altre auto, sono in questo caso piacevoli e spezzano con i colori della carrozzeria e dei fascioni (neri). Ma le novità non sono finite. Per la prima volta infatti debutta su una versione di Skoda Octavia Scout la trazione anteriore. La precedente filosofia era sicuramente più chiara, tuttavia ampliare le scelte a disposizione è sempre una cosa giusta. Ora chi vuole una Skoda Octavia Scout non è vincolato alla sola trazione integrale, può scegliere la sola trazione anteriore, sempre più diffusa ormai anche sulla maggior parte dei SUV che attirano una clientela simile. Naturalmente con la trazione anteriore calano prezzi e prestazioni.

In offroad infatti non si beneficerà più dei sistemi di assistenza specifici per la versione 4×4, che pur non essendo inarrestabile, aggiunge una dose di sicurezza e avventura che manca sulla versione anteriore. Penso infatti che sia un controsenso scegliere un’auto dalla “vocazione off-road” con la sola trazione anteriore, è come andare al ristorante e chiedere una bottiglia d’acqua per poi alzarsi, pagare il conto e andare via. Tuttavia molti continuano a preferire dei look avventurieri pur rinunciando alla trazione “giusta”: ancora una volta le mode scavalcano le esigenze.

La Skoda Octavia Scout, però, ha un paio di assi nella manica da non sottovalutare. Uno su tutti una gamma di motori ampia, completa e per quasi tutti i gusti. Ha poco senso un motore estremamente sportivo, eppure, c’è qualcosa che incuriosirà anche i più “veloci”.

Gamma motori completa e senza rinunce

Per quanto riguarda i benzina si parte dal 1.5 TSI da 150cv fino al 2.0 TSI da 190cv. Alla voce diesel solo 2.0 TDI da 115, 150 e ben 200cv. Potenze più che adeguate allo spirito della vettura, con i 190 benzina e i 200 diesel che conquisteranno anche chi va di fretta. La new entry però si chiama Mild-Hybrid. Parliamo del solito benzina 1.5 TSI denominato e-TEC da 150cv. Disponibile con DSG non è invece nato per la trazione integrale. Un vero peccato. Anche gli interni di questa Octavia Scout non deludono. Perfetto mix di eleganza, classe, tecnologia e perché no, anche sportività. Nei colori giusti, infatti, gli interni sono più “cattivi” del previsto e se non altro non hanno la tipica freddezza ai quali i tedeschi ci hanno abituato negli ultimi anni.

Skoda Superb Scout
Skoda Superb Wagon Scout: la sorella maggiore della Octavia

Peccato solo per il rivestimento Tabor Brown che simula una fascia di legno su tutta la parte centrale dell’abitacolo. Seppur di qualità la trovo di cattivo gusto e poco in linea con il senso generale dell’auto. Tutta questa tecnologia e questa “innovazione apparente” mal si adatta ai classicismi di una finitura in legno. Poco piacevole anche il volante, sospeso come da “tradizione” seppur futuristico nel concetto. D’impatto invece i numerosi led e alcuni dettagli in alluminio che i più attenti gradiranno. Interessanti anche i sedili ThermoFlux con funzione traspirante che salveranno schiena e fondoschiena nelle giornate più calde.

Interno Skoda Octavia
Interno Skoda Octavia nella versione normale, ben più equilibrato del “finto legno”.

In definitiva questa Skoda Octavia Scout si dimostra un prodotto valido, completo e personale. La precedente generazione ha venduto poco, probabilmente a questa toccherà la stessa sorte, ma non è detto che sia un male. Rimarrà quasi di nicchia, riservata a chi avrà il coraggio di osare in un mondo automobilistico in cui prevale l’omologazione assoluta.

Bravi ancora una volta i tecnici Skoda e Volkswagen in generale per aver creduto all’ennesimo (ultimamente) modello anticonformista. Proprio in quest’ottica ci viene facile perdonarle qualche piccolo difetto. Disponibilità da Luglio 2020 e prezzi ancora misteriosi, ma plausibilmente non molto lontani dalla versione “standard”.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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