L’Audi siamo proprio abituati a pensarla come l’Audi A4. Sì perché dopo il discreto successo commerciale dell’Audi 80, la stupefacente Audi 90 quattro IMSA, ma soprattutto la RS2 che nel 1994 ha alzato l’asticella per l’intero mondo dell’auto, l’Audi A4 è stata la macchina che ha consacrato per davvero la casa di Ingolstadt al marchio desiderato che è oggi, riportando – almeno per noi italofoni – alla mente la concorrente della Deltona, l’Audi Sport Quattro e rimanendo nel cuore di tutti con i successi del BTCC e nel DTM (e, per gli adolescenti di fine anni ’90 come me, anche grazie al Videogame TOCA touring).

L’Audi A4 Avant in prova è la versione 2.0 TDI da 163CV S-Line, Mild Hybrid da 12V, leggerissima elettrificazione che non si fa notare se non per uno start and stop particolarmente parsimonioso che entra addirittura prima del completo arresto della vettura e, soprattutto, per i vantaggi in termini di libertà di circolazione nelle aree metropolitane soggette a restrizioni che una tale omologazione restituisce all’utilizzatore.

Un motore, longitudinale ma a sbalzo, molto lineare ed anche silenzioso per essere un diesel, parsimonioso esattamente come ci si aspetterebbe da un simile 4 cilindri ma nemmeno particolarmente brioso ma è proprio quello che non vuole essere.

L’Audi A4 infatti non è e non vuole essere un’auto sportiva ma un’estensione del divano di casa. Una macchina estremamente confortevole fatta per viaggiare ore in autostrada a velocità costante nel silenzio quasi totale coccolando il proprietario, che la sceglie quasi sempre per ragioni professionali, con i fari “matrix LED” (con lavafari, ergo con più di 2000 Lumen e quindi realmente potente e funzionale) riguardo ai quali ero scettico ma che invece mi hanno stupito per intelligenza e praticità.

Mai un secondo di ritardo, mai un’auto abbagliata (ma i camion in direzione opposta, al di là del New Jersey della Salerno-Reggio Calabria sulla quale ho avuto modo di viaggiare per 400KM, proprio non li riconosce) ma un fascio di luce che costantemente va ad illuminare in profondità la strada, togliendo progressivamente illuminazione dove identifica (in maniera incredibilmente inappuntabile) l’auto in direzione opposta o uguale alla nostra.

Si è sempre parlato della proverbiale qualità degli interni Audi e questa A4, a mio modesto avviso, alza ancora gli standard. Alluminio spazzolato vero, materiali pressoché inappuntabili e solidi come la roccia. La leva del cambio, dal design discutibile, si rivela però essere un paradigma di qualità costruttiva e funzionalità nel suo essere compatta come il marmo e nel garantire un comodo appoggio della mano destra durante i lunghi trasferimenti che sono il pane di questa Audi A4 Avant.

Il tendalino posteriore si alza automaticamente insieme al portellone, ça va sans dire, elettrico agevolando il carico dell’immenso e regolare vano bagagli.

Apparentemente un’auto esente da difetti.

Sotto certi aspetti lo sarebbe anche se non fosse per il telaio, chiaramente non adeguato al tono sportivo che il marchio Audi è riuscito a cucirsi addosso in 30 anni di sapiente marketing.

Nei cambi di direzione rapidi si fa sentire la scarsa rigidità torsionale di una piattaforma (MLB EVO) non dedicata ma modulare (le piattaforme modulari sono la vera arma del gruppo VW) e pensata per contenere i costi, utilizzandola su tutta la gamma Audi a  motore longitudinale nonché Porsche Macan, Porsche Cayenne, Bentley Bentayga e Lamborghini Urus.

È bene essere chiari: l’Audi A4 Avant è sempre, costantemente, supersicura e la tenuta di strada rimane elevata ma è una tenuta, una sicurezza tutta di elettronica e non di meccanica. Il controllo della trazione entra costantemente (probabilmente anche perché la versione a noi data in prova è solo a trazione anteriore e quindi non riesce a scaricare bene a terra la poderosa coppia del 2.0 TDI) e corregge le lacune del telaio e del guidatore, restituendo una sensazione di controllo costante che ci si aspetta da una station wagon dei quattro anelli.

Lo sterzo non è un fulmine ma meglio di tante altre auto premium e, a parte un feeling un po’ “artificiale”, nella guida sul misto rimane un comando tutto sommato piacevole, addolcito dallo splendido volante a tre razze che – a mio avviso – è ancora il più bello in circolazione.

Un’auto che mi e ci ha stupiti per la comodità, la cura costruttiva e la funzionalità ma che nutre ancor di più la mia convinzione che Audi non sia (e non voglia, in fondo, essere) un marchio sportivo ma un produttore di incrociatori da autostrada, comodi come quasi nessun’altra che, nelle versioni più sportive, riescono ad entusiasmare solo grazie all’estrema efficacia data dai motori estremamente performanti e dall’elettronica ben tarata ma non certo grazie all’arte di costruire una macchina meccanicamente sopraffina.

Morale della favola? Quest’Audi A4 Avant ci ha stupiti ma rimane una macchina perfetta per colui che deve guidare ma che non ama farlo, togliendogli l’impiccio di condurre l’auto a destinazione. Con gli ADAS e la guida automatica di livello 2, l’Audi A4 perdona pure la piccola, illegale, distrazione con Whatsapp.

Però con il suo cambio robotizzato a doppia frizione (S-tronic, DSG, chiamatelo come volete) sin troppo dolce ed impercettibile che anche in modalità “manuale” non vi lascia decidere fin dove portare il motore (cambia comunque da solo), il suo schermo bello e scenografico che vi fa dimenticare il contagiri, i suoi fari automatici, il suoi incedere autonomo, vi fa passare la voglia di guidare e se amate ancora stare dietro ad un volante, o siete così fortunati da avere anche un’auto d’annata per potervi divertire, o non fa per voi perché finirebbe per farvi rilassare a tal punto da annoiarvi.

Luca Santarelli

Sono Luca, Piede Pesante degli anni ’80. Da bambino volevo fare il ferroviere, il "guidatore" o il pilota di F14. Mi piace tutto quello che ha un motore e fa rumore (anche le bici però) tanto che, di usare cose a motore rumorose, alla fine ne ho fatto una professione. Mi piace anche viaggiare e fare le foto, sono qua anche per questo. Non mi piacciono il sottosterzo, gli scarichi finti e soprattutto quando arrivi al Bar per fare colazione e sono finiti i cornetti! Benvenuti su Piedi Pesanti.

3 pensieri riguardo “Audi A4 Avant. La wagon perfetta?

  • Ottimo e interessante articolo, condivido tutto essendo anch’io possessore di A4 Allroad ultimo modello.
    “incrociatore da autostrada” è una definizione azzeccatissima.
    Ad ogni modo, se l’esemplare che avete provato è un Mild Hybrid allora è la versione a 136cv (30 TDI) o a 163 cv (35 TDI). il 2.0 TDI da 190CV è un diesel “tradizionale”.
    Ciao

    Rispondi
  • Ciao Claudio, grazie infinite per il tuo commento e le belle parole.
    Grazie infinite anche per la precisazione; grazie al tuo puntuale commento abbiamo fatto una verifica sulla documentazione dell’auto che è risultata essere la 120KW (163cv).
    Correggiamo

    Rispondi
  • Pingback:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.