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Golf GTI: un’altra VW che venderà senza brillare

Era solo una questione di giorni prima di saperne di più delle nuova VW Golf GTI. Da appassionati di motori accogliamo sempre con interesse le nuove versioni della hothatch più famosa al mondo. Non di meno questa volta eravamo curiosi nel vedere come Volkswagen avrebbe “pompato” la sua ottava versione di Golf. Ci hanno abituati a versioni grintose, quasi di carattere e sicuramente distintive rispetto alla versione “base”. Ebbene qualcosa stavolta è andato storto. Abbiamo spesso parlato del nostro disappunto nei confronti della nuova Golf 8 e questa nuova Golf GTI non è da meno.

Golf GTI

GTI fin dagli albori è sinonimo di turismo, esuberanza, prestazioni. Tutto ciò sarà sicuramente presente sulla Golf GTI mk8 ma basta uno sguardo distratto per capire che le manca una delle carte più vincenti del mercato attuale. La personalità, il carattere. Ok, le precedenti versioni non eccellevano in questo campo, ritengo tuttavia che la Golf GTI mk7 fosse piacevole e “sportiveggiante” anche esteticamente. Osservando le prime foto della Golf GTI 2020 si nota subito un frontale più elaborato e frastagliato rispetto alla versione base ma non per questo più caratteriale.

Ricorda molto da vicino altre vetture soprattutto in alcune soluzioni stilistiche come a esempio i led nelle finte prese d’aria a nido d’ape. Questa soluzione apparentemente furba lato design è in realtà estremamente simile a ciò che abbiamo già visto sulla Clio RS, la Megane RS e ultima ma non meno importante la Kia GT del 2016. Insomma questa Golf GTI non brilla per originalità, ma storicamente, escludendo un paio di versioni, questa non è mai stata una sua caratteristica. La visione laterale e posteriore non sono degni di menzione. Qui i cambiamenti rispetto alla versione standard sono ancora meno evidenti.

Golf GTI

Attenzione non sto dicendo che ciò sia un difetto. Anzi. L’austerità tedesca e il rigore nel proporre linee non originali si conferma una carta vincente nell’insieme. Tutto è apparentemente al posto giusto. Doppio scarico, spoiler appena accennato, e con piacere noto l’assenza del classico led che collega i due gruppi ottici posteriori, ormai marchio di fabbrica delle tedesche. Tuttavia ritornando brevemente all’anteriore vi confido che questo led trova posto tra il cofano e il frontale. Il compito di collegamento è il medesimo, ma temo che la scelta sia ancor più sciocca di quanto potesse esserlo al posteriore. Peccato.

Golf GTI

Ritengo che questa Golf GTI esteticamente parlando sia un bel passo indietro rispetto alla sorella mk7. Ma passiamo agli interni. Del motore ve ne parlerò più avanti. Parola d’ordine tecnologia. Al posto del classico cruscotto troviamo uno schermo da 10,25 pollici comprensivo di tutte le informazioni di bordo e non solo. Anche l’infotainment cresce. Abbiamo un’unità da 10 pollici e l’assenza totale di qualsiasi tasto o bottone per la gestione del climatizzatore. Peccato, la rapidità nel selezionare la funzione ricircolo penso sia una delle cose più immediate e repentine da fare in auto. È vero, il clima automatico gestisce il tutto senza l’intervento umano, ma la precisione nello “switchare” tra le impostazioni è una cosa che ancora non compete ai robot.

Golf GTI

Sicuramente più evocativo il rivestimento dei sedili tartan come da tradizione e numerosi badge GTI che ricordano ai più distratti cosa abbiamo difronte. Capitolo a parte per il selettore del cambio DSG a 7 rapporti. Scordatevi la classica leva scorrevole. Fa il suo debutto con l’ottava generazione un insolito selettore in stile Porsche che alcuni hanno definito ispirato alla classica pallina da golf ma personalmente non noto alcuna similitudine. Cosa ancor più strana, ma forse solo legata alle foto attualmente diffuse, l’assenza dei paddle al volante. In questa variante automatica della Golf GTI (si può avere anche un 6 marce manuale) mi sarei aspettato di serie i famigerati paddle che però mi sembra di non aver individuato in nessuna foto.

Golf GTI

Ciò non esclude che le informazioni in nostro possesso possano avere delle lacune e che le foto siano “prototipali” anche perché sarebbe davvero folle e bizzarro non poter selezionare manualmente le marce. Poco incisivo nel design anche il volante che sembra più una consolle per i comandi che un collegamento tra uomo e macchina. Anche qui non manca il badge GTI ma a stupire sono sicuramente i tasti che la fanno da padrone per quantità. Manco a dirlo la Golf GTI mk 8 non si fa mancare una quantità spropositata di led con la possibilità di selezionare circa 30 colori. Insomma tecnologicamente parlando troverete pane per i vostri denti. E se, tutta questa tecnologia fosse fonte di distrazione non c’è da temere.

La Golf GTI porta in dote il sistema travel assist che include tutti gli adas di cui avrete bisogno e una grande sicurezza fino a 210km/h. Ma veniamo alla parte emotiva, cosa ruggisce sotto il cofano?  Chi si aspettava un netto passo in avanti rispetto alla mk7 rimarrà deluso. La Golf GTI mk8 monta lo stesso motore EA888 della scorsa generazione. Parliamo del 2.0 4 cilindri capace di 245cv con coppia massima di 370nm. Una bella unità che non ha il fascino del “nuovo” anche se rimane una certezza nel panorama VW. Trazione naturalmente anteriore aiutata dal sistema XDS di nuova generazione che gestisce il differenziale meccanico a controllo elettronico.

Non mancano le sospensioni regolabili DCC che però sono un optional, e si interfacceranno con le diverse modalità di guida offerte dalla Golf GTI. In conclusione questa Golf GTI stavolta non ci è piaciuta più di tanto. Sicuramente seguiranno delle versioni Performance com’è accaduto con la generazione precedente ma al momento non vedo un motivo valido per passare dalla mk7 alla mk8. Il salto avanti è avvertibile solo sul fronte tecnologia che manco a dirlo non è il motivo principale per cui si acquista una Golf GTI. Almeno per noi. Ma c’è da fare la classica e inevitabile considerazione.

Una fetta sempre maggiore di Golf GTI va in mano a chi ormai fedele al marchio non vede alternativa alle tedesche. In un panorama così affollato la Volkswagen sa bene che a molti basta sapere che è una Golf per comprarla. A prescindere dal design discutibile e dalle poche innovazioni lato meccanico la Golf GTI venderà benissimo perché il marchio nonostante le recenti “truffe” gode della fedeltà smisurata di alcuni finti appassionati. Non vi nego che per primo qualche anno fa ho sentito l’esigenza di vivere una Golf GTI nel tentativo di capirla a fondo. Volevo vedere cosa avesse di così “magico” rispetto alle altre. Dopo 60 mila chilometri ho realizzato che per me quella era stata l’esperienza motoristica meno affascinante e divertente di sempre.

Versione GTD 200cv diesel

Attualmente non farei la stessa scelta, ma se non altro posso dire ciò che penso non per sentito dire ma per aver provato direttamente ciò di cui parlo. È questa è la sostanziale differenza tra noi e gli altri. A molti basta sapere che è una VW per staccare l’assegno o tesserne le lodi. A noi basta leggere VW per capire che spesso, il marketing vince sulla qualità, ed ecco allora che si rendono fondamentali prove di confronto sul campo. Nella speranza di avere presto tra le mani una Golf GTI mk8 vi saluto e se siete davvero dei Piedi Pesanti vi do appuntamento alla Golf GTI mk9.

Versione GTE: 245cv combinando termico ed elettrico

Ah dimenticavo. VW presenta anche la nuova GTD quindi diesel capace di 200cv e 400nm di coppia, e la GTE ovvero la versione ibrida. Ha una autonomia in solo elettrico di circa 60km raggiunge quota 245 cv totali come la GTI e 400nm di coppia. Ecco quest’ultima ritengo sia nel panorama attuale la scelta più sensata per entrare nel mondo delle VW GT. Almeno, sfruttando il sistema elettrico, al bar potrete dire di averla scelta per la sua anima green, senza far finta di possedere un’auto da competizione come fanno molti utenti di Golf GTI a benzina.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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