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VW ID.4 : una sentenza di morte per le “sorelle”?

Oggi è il turno della VW ID.4 , più o meno. Già perché la questione è leggermente più complicata, ma a quanto pare, come spesso accade nei confronti dei “tedeschi” , se ne parla poco. Qualche tempo fa vi abbiamo parlato della ID.3 e dei suoi numerosi problemi che ne stanno rallentando la produzione. Dalla Germania ancora non si sa nulla. Nessuna conferma, nessuna smentita su progressi o regressi dell’elettronica di bordo. Ma tutto passa in secondo piano. A nulla infatti servono le lamentele dei clienti che sui social insorgono per la scarsità di informazioni ricevute dalla casa madre. Le domande sui tempi di consegna cadono nel vuoto, ma tutto tace, e i malumori crescono.

 

Ma non è il fulcro del discorso di oggi perché le notizie dai dintorni di Wolsburg sono numerose e contrastanti. Parlando di problemi della ID.3 è infatti facile comprendere, a mio avviso, l’andazzo. Sono certo che Volkswagen stia in qualche modo provvedendo. La conferma arriva dall’avanzare del progetto VW ID.4 che dovrebbe rappresentare un’evoluzione (ma solo nelle dimensioni della ID.3). Se quest’ultima è un’auto dalla spiccata tendenza urbana, la VW ID.4 ambisce a qualcosa di diverso. Presto ne parleremo in modo più approfondito, giusto il tempo di ricevere qualche altra informazione certa a riguardo. Quindi i due progetti totalmente elettrici corrono di pari passo a scapito di altri.

VW ID.4
Linea di montaggio ID.3

La VW ID.4 nasce fianco a fianco con la ID.3

Nello specifico le linee di montaggio di Zwickau sono in fermento. Lo stabilimento in questione è lo stesso dal quale esce anche la ID.3, ma per essere idoneo alla produzione della VW ID.4 sono necessari dei miglioramenti, cha manco a dirlo non sono gratuiti. Un giornalista straniero in visita alla fabbrica conferma questa voce affermando di aver visto una VW ID.4 sulle linee di montaggio di Zwickau, il che testimonierebbe il lavoro in corso per sfornare anche il crossover quanto prima. Si parla infatti di fine 2020 e di un prezzo base di 37 mila euro.

VW ID.4

Se da un lato (elettrico) gli investimenti procedono, da un altro il denaro scarseggia, rispecchiando le vendite incerte e altalenanti. Dalla Germania, nello specifico da Wolfsburg, fanno sapere che VW interromperà momentaneamente la produzione di alcuni veicoli, bloccandone 2 linee di montaggio. Parliamo di Tiguan, Touran, Golf e Seat Tarraco. Questa notizia fa riflettere, o se non altro cattura la nostra curiosità. Golf e Tiguan sono indiscutibilmente le auto di punta del marchio tedesco. Basta guardare le vendite per capire che da anni dominano i posti alti delle classifiche. Eliminare seppur momentaneamente queste due vetture è lo specchio dei tempi che cambiano.

Morte apparente ma è tutto calcolato per Volkswagen

VW ID.4

In virtù di quanto detto prima Golf e Tiguan sono porti sicuri per VW. Ciò nonostante preferiscono ampliare uno stabilimento e continuare a investire su quello piuttosto che rallentare entrambi. È cosa nota infatti che nonostante l’emergenza mondiale Zwickau non si ferma, il progetto VW ID.4 non può subire rallentamenti. Coraggio e imprudenza vanno dunque a braccetto, ma anche in questo caso parliamo di un rischio calcolato. I piazzali sono pieni di Tiguan, Golf e compagnia bella. Alla luce delle scarse vendite mondiali (ciò coinvolge ogni marchio non solo VW) di auto ferme se ne contano parecchie. Se a ciò aggiungiamo la poca creatività o voglia di personalizzazione di chi le compra il gioco è fatto.

VW ID.4

Sono certo che nei prossimi mesi VW riserverà offerte particolari a chi sceglierà le vetture in questione. Sconti per preferire un modello già pronto a uno da assemblare da zero. Ancora una volta la scelta aziendale risulta essere perfetta. Ridimensionano la produzione per non correre rischi ma allo stesso tempo insistono sull’elettrico che come abbiamo detto più volte ripulisce l’immagine dell’intero gruppo anche se vende poco o niente. Che la si ami o meno Volkswagen rimane regina di scelte sensate e oculate.

Perplessità a parte gli italiani continueranno a comprare tedesco

Elettrica rossa

La concorrenza non può che imparare da tale scaltrezza. E le polemiche, beh quelle contano poco. Gli italiani ne sono la dimostrazione. Da anni lamentano problemi alle loro amate “tedesche”. Da anni accusano l’azienda di menefreghismo assoluto. Da anni promettono a loro stessi che “questa sarà davvero l’ultima volta”. Eppure da anni sono in fila per comprare a rate il nuovo modello, colmo di banalità e problemi ma spinto da un marketing dominante e vincente. Anzi, convincente.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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